Verità sepolte (Italian Edition) by Allen Eskens

Verità sepolte (Italian Edition) by Allen Eskens

autore:Allen Eskens [Eskens, Allen]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza
pubblicato: 2015-06-03T22:00:00+00:00


Capitolo 25

Trovammo Andy Fisher tramite un elenco di ex studenti sulla pagina Facebook del liceo. Andy, che ormai da adulto si faceva chiamare Andrew, aveva ereditato l’agenzia di assicurazioni dal padre, e lavorava in un ufficio in una zona commerciale a est di Golden Valley, Minnesota.

Non era invecchiato bene. I ricci di quando era ragazzo erano scomparsi, lasciandogli una specie di chierica che solo uno sparuto ciuffetto di capelli separava, a mo’ di barriera, dalla fronte. La pancia gli premeva contro una cintura di pelle tesa al massimo, e aveva borse scure sotto gli occhi. Sedeva in un ufficio coperto di pannelli di legno a buon mercato, cui erano appesi trofei insignificanti di caccia e pesca.

Quando entrammo, ci venne subito incontro nell’ingresso a mano tesa. «Cosa posso fare per te?» mi chiese, con il tipico entusiasmo da venditore. «No, aspetta, lasciami indovinare». Lanciò un’occhiata fuori dalla vetrina, dove avevo parcheggiato la mia Accord arrugginita, e sorrise. «Stai pensando di comprare un’auto nuova e vuoi un preventivo per l’assicurazione».

«In realtà» lo corressi, «speravamo che lei accettasse di parlarci di Crystal Hagen».

«Crystal Hagen?» Il sorriso gli scomparve dal viso. «Ma chi siete?»

«Io sono Joe Talbert. Studio all’università, e lei è...»

«Sono la sua compagna di corso, Lila» intervenne.

Continuai: «Stiamo scrivendo una relazione sulla morte di Crystal».

«Perché?» chiese. «È passato tantissimo tempo». Sembrò quasi triste per un istante, poi mise a tacere i ricordi. «Sono andato avanti con la mia vita. Non amo parlarne».

«È importante» insistetti.

«Perché è importante?» chiese. «È una storia vecchia. L’hanno preso, il colpevole: Carl Iverson. Era il suo vicino di casa. E adesso fareste meglio ad andarvene». Ci voltò le spalle, avviandosi verso la scrivania.

«E se le dicessimo che crediamo che Carl Iverson sia innocente?» esclamò Lila all’improvviso. Ci guardammo, e lei alzò le spalle. Fisher si fermò sulla soglia del suo ufficio, fece un respiro profondo ma non si voltò.

«Tutto ciò che le chiediamo è qualche minuto del suo tempo» dissi.

«Ma quando finirà?» sussurrò Andrew tra sé, mentre tornava in ufficio. Noi non ce ne andammo. Sedette alla scrivania, circondato dalle teste di animali morti, senza guardarci negli occhi. Aspettammo. Poi, senza alzare lo sguardo, ci fece cenno di avvicinarci. Entrammo e ci accomodammo sulle sedie destinate ai clienti, di fronte a lui, non sapendo bene come avviare la conversazione. Fu lui a parlare. «Certe notti la vedo ancora, nei miei sogni, com’era allora: giovane, dolce. Poi il sogno si tramuta in incubo, e siamo al cimitero. Lei sprofonda sottoterra e chiama il mio nome. E mi sveglio sudando freddo».

«Chiama il suo nome?» chiesi. «Perché? Non ha fatto niente di male, no?»

Mi guardò con freddezza. «Quella faccenda mi ha rovinato la vita».

Sapevo che avrei dovuto dimostrare una maggiore comprensione, ma sentire quel tizio che si lamentava mi diede troppo fastidio. «Ha soprattutto rovinato la vita di Crystal Hagen, direi. Non crede?»

«Ragazzo» disse Andrew, sollevando pollice e indice leggermente divaricati. «Sei a tanto così dal farti buttar fuori a calci nel sedere».

«Dev’essere stato un periodo terribile per lei» interruppe Lila in tono comprensivo, ben conscia del fatto che il miele è più efficace per attirare l’orso.



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